domenica 15 marzo 2015

La pronuncia

Quando si parla Inglese il primo ostacolo è che "non si dice come si scrive".
Sembra quasi un'ingiustizia se pensiamo all'Italiano, che riserva agli stranieri un trattamento migliore: impari i suoni e poi si legge come si scrive.
Perché questa cattiveria allora?
Forse perché l'Italiano "è nato ieri". Quanti nonni nostri parlano veramente italiano? E quanti dialetto?
L'inglese moderno invece è datato 1650, senza contare quello antico. Mentre l'Italia era divisa in piccoli stati, l'Inghilterra era un impero, come la Francia del resto. Infatti, anche il Francese non "si dice come si scrive".
Con il tempo si amplia il divario tra la lingua parlata e scritta. Funziona un po' come se la scrittura fosse il partito conservatore e il parlato fosse quello più progressista.
Da una parta, la collettività di parlanti (progressista) mira a far meno fatica possibile, a scegliere la via più semplice. Ecco che quindi la pronuncia tende a semplificarsi. Dall'altra parte, le bacchette degli insegnanti proibiscono di apportare modifiche alla lingua scritta: è più facile redarguire qualcuno che "scrive male" piuttosto di chi "parla male".
Per arrivare quindi al punto, all'inizio possiamo provare a pensare che le parole inglesi si pronuncino in maniera "svogliata", come quando ci si alza dal letto e si sbiascicano le prime frasi, senza sforzare troppo i muscoli del viso. Questa almeno è la direzione dell'evoluzione della lingua.
Per dire "lo conosco", ovvero "I know him", invece di dire "Iknowhim"  si fa prima a dire "aɪ nəʊ hɪm" (suona come "ai nau him"). Niente suoni duri, lunghi etc.

Nessun commento:

Posta un commento